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Dal vivo è un'altra storia

Fonti del Clitunno, chiare fresche dolci acque

  • Immaginario
  • Fonti del Clitunno (Umbria)
  • settembre 2020
Fonti del Clitunno, chiare fresche dolci acque
Virgilio, Byron e Carducci. Non c’è poeta capitato alle Fonti del Clitunno che non sia rimasto stregato. E nulla è cambiato. Ancora oggi è come passeggiare tra i versi di un’ode.
Narciso, riflettendo se stesso in uno specchio d'acqua, si perse nella sua vanità. Accecato dalla propria bellezza non riuscì a comprendere quella del mondo intorno. Il grande poeta Carducci, invece, si fermò in silenzio davanti ad un magico gioco di trasparenze, nel cuore dell’Umbria, a due passi da Spoleto. Incantato di fronte a quelle sponde romantiche, trovò nella lirica il modo più naturale per esprimere la sua emozione. E dalle sue mani uscì quella che il Modigliano ha definito “la più alta, la più solenne, la più classica” delle odi barbare: “Alle fonti del Clitunno”.
Fra Trevi e Campello risplendono le sorgenti di un fiume consacrato al dio omonimo, Clitumnus. Le sue incantevoli Fonti si aprono nel silenzio increspato di verde, in un complesso di specchi d'acqua spontanei.
Qui l’unica bellezza è quella che ha stregato i poeti fin dall’antichità, la bellezza della natura, la bellezza delle acque umbre.
"Hai mai veduto le Fonti del Clitunno? Se non ancora - e credo di no, altrimenti me ne avresti parlato - valle a vedere. Io l'ho viste da poco e mi rammarico d'averlo fatto troppo tardi”. Scriveva così Plinio il Giovane nel II secolo, raccontando ad un amico la sua visita in Umbria. Con tutto il fascino ammaliante della cara vecchia lettera. “[…] Una fonte da molte e ineguali vene, […] prorompendo forma un laghetto che si spande così puro e cristallino che potresti contare le monete che vi si gettano e le pietruzze rilucenti”.
Splash! E l’aria riecheggia ancora di quel suono pacato, l’acqua si apre in piccoli cerchi concentrici che si rincorrono fino a morire.
Questo parco ameno è visitato ogni giorno da frotte di turisti, famigliole in cerca di relax, amanti del verde e appassionati di pesca. Un caratteristico ponte dà accesso alle varie isolette, elevandosi tra i salici color argento. La leggenda vuole vengano direttamente dall’isola di Sant’Elena, custode dell’esiliato Napoleone. Perché le Fonti del Clitumno - con la “m”, secondo la grafia carducciana - sono un luogo di incontro che diventa anche pausa culturale. Un vero parco letterario che ci trasporta indietro nel tempo alla ricerca di angoli e immagini che hanno ispirato Virgilio, Properzio, Svetonio, Claudiano, Isidoro. E ancora Byron, sorpreso dalla specialità delle trote, Corot, Ugo Ojetti, e, più recentemente, Nanni Balestrini e Markus Lüpertz.

Risonanze arcadiche e versi nati da appunti di viaggio. Credenze antiche e dati da guinness. Come la fama giunta fino agli antichi Romani del colore straordinariamente bianco di bovini e ovini del Clitumno e delle dimensioni superiori dei suoi buoi. Tanto da aver l’onore di essere i prescelti a guidare le processioni trionfali verso i templi degli dei. Un’accurata immersione nelle acque del Clitumno, ritenuto dallo stesso Virgilio flumine sacro, e poi via, verso la grande Roma. Gli imperatori Caligola e Onorio, ammaliati dalle profezie che elargiva l’oracolo del dio Clitumnus, si recarono addirittura al suo santuario per consultarlo. Il tempietto, che si erge perfetto oltre i pioppi, si può godere in tutta quiete lontani dalla folla. Edificio unico e originale, è uno dei sette monumenti inseriti in "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Questo piccolo sacello in forma di tempio corinzio fu realizzato presumibilmente nel VII secolo in parte con materiale di reimpiego. I timpani sui due lati sono riccamente decorati da tralci di vite.
 
Non c’è via di scampo, quando ci si trova qui. È un luogo che invita ad indugiare, in intimità con la natura. Basta leggere l’ode del Carducci per percepire quanto basta: “il diaspro/ par che si mischi in flessuosi amori/ con l’ametista./ E di zaffiro i fior paiono,/ ed hanno/ dell’adamante rigido i riflessi,/ e splendon freddi e chiamano a i silenzi/ del verde fondo”.
Qui è la fonte della poesia italica. Qui è la purezza di memorie che emergono dalle acque in cerca di eternità.
Dal vivo è un'altra storia.
 
 
Ph. Archivio Fotografico Regione Umbria
Dove
Fonti del Clitunno (Umbria)
Quando
settembre 2020
Categoria
Immaginario
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