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Dal vivo è un'altra storia

Come resistere al canto delle sirene? Il mito di Ulisse è a Forlì

  • Mostra
  • Forlì, Musei San Domenico
  • giugno 2020
Come resistere al canto delle sirene? Il mito di Ulisse è a Forlì
Impossibile non lasciarsi sedurre. Dal personaggio di Ulisse, dal suo viaggio, dal suo pensiero. Ma anche dalle opere dell'arte e della letteratura che per secoli lo hanno raccontato.
Solo la visione della nave più antica del mondo vale la visita della mostra “Ulisse. L’arte e il mito” ai Musei San Domenico di Forlì. La nave arcaica greca fu scoperta nel 1998 nei fondali di Gela insieme con parti significative del carico, ed è esposta per la prima volta in assoluto, con un bellissimo allestimento scenografico. Una porzione della chiglia, la ruota di poppa, il paramezzale e sette madieri (parte dell’ossatura dell’imbarcazione), un cesto di vimini assieme a un tripode in bronzo. Riflessa su una superficie specchiante, sembra fluttuare in acque lontane, nei legni trasudano le avventure, la fatica e le paure dei naviganti antichi.
Narra Platone, nel Crizia, che l’isola leggendaria di Atlantide fosse decorata con il mitico “oricalco”, costituito da una lega di rame e zinco. Proprio di oricalco sono i lingotti della seconda metà del VI secolo a.C. ritrovati nelle acque di Sicilia ed esposti accanto alla nave greca.
La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, con la regia di Gianfranco Brunelli.
 
Ulisse, quell’eroe errabondo e temerario, ma in fin dei conti anche nostalgico di casa, della sua Penelope. Il ritorno ad Itaca, la memoria della patria perduta, il desiderio di ritrovare le persone e i sentimenti.
Di lui affascina prima di tutto l’avventura e l’incontro con l’altro e l’altrove. E poi l’astuzia e l’intelligenza, sa affabulare e comandare. La sua Odissea non si è mai fermata, continua da tremila anni negli immaginari della cultura mediterranea. Ulisse è uno dei grandi miti di tutti i tempi ed è oggi universale. Ogni società ha saputo interpretarlo in modo diverso e personale, specchio delle ansie degli uomini e delle donne di ogni tempo. Dal Dante del XXVI dell’ "Inferno" allo Stanley Kubrick di “2001 – Odissea nello spazio”, dal capitano Acab di “Moby Dick” alla città degli Immortali di Borges, dal Tasso della “Gerusalemme liberata” all’eroe del libro di Joyce che consuma il suo viaggio in un giorno, al Kafavis di “Ritorno ad Itaca” dove spiega che il senso del viaggio non è l’approdo ma è il viaggio stesso.
 
Nella mostra a Forlì 250 capolavori dipanano questo tempo infinito, come una matassa che vorremmo non finisse mai. Una grande viaggio dell’arte, quindi, non solo nell’arte. Un itinerario con opere che vanno dal VII secolo a.C. al Novecento, dal Medioevo al Rinascimento, dal naturalismo al neo-classicismo, dal Romanticismo al Simbolismo, fino alla Film art contemporanea. Anche la musica ne è stata contagiata, pensiamo ad “Itaca” di Lucio Dalla, “Odysseus” di Francesco Guccini fino ad “Ulisse” di Caparezza.
La mostra è davvero ricca, ma incredibilmente suggestiva. Si viaggia, stanza dopo stanza, insieme all’eroe omerico per eccellenza. Si affrontano i ciclopi, strane popolazioni come i Lotofagi, le tempeste del mare e del cuore, si resiste a fatica alla seduzione di donne caparbie e inarrivabili come Nausicaa e Circe (meraviglioso il dipinto di Waterhouse “Circe invidiosa”!). Ma soprattutto loro, le sirene, a cui è dedicata una delle sezioni più belle. Cosa cantano? E come sono? Volto bellissimo e coda di pesce, voce soave e bellezza ingannevole.
"Nessuno è mai passato di qui con la sua nave senza ascoltare il nostro canto dolcissimo: ed è poi ritornato più lieto e più saggio"
"Odissea", canto XII
Omero ci racconta come Ulisse sia attratto dal temibile canto delle sirene, in cui si annida la conoscenza assoluta, sanno tutto ciò che sulla terra è accaduto e accadrà. Il loro è una sorta di corteggiamento primordiale che si esprime attraverso i suoni. Nel mondo greco, infatti, le sirene erano degli esseri per metà donna e per metà uccello (poi diventata pesce nel secondo Ottocento), da un lato l’elemento sensuale della femminilità con la potenza dell’eros, dall’altro il canto tremendamente suadente che è minaccia mortale. Cambiano nei secoli le loro rappresentazioni, come rivelano le opere in mostra, ma resta sempre la carica fantastica e fortemente emotiva, con quelle chiome sciolte e i gesti corporei palesemente provocanti, a cui le umane passioni non riescono a resistere.
Con le sirene dall’iconografia pisciforme torna l’elemento acqua, iniziato in mostra con la grande nave arcaica che salpa verso l’incognito. L’acqua contiene in sé la vita e la morte, la nascita e la distruzione. Per queste creature nutriamo, tutt’oggi, un misto di paura e attrazione.
 
Siamo arrivati al termine del viaggio. Ulisse ritrova la sua Penelope, quell’amore unito da un filo che si fa e si disfa ogni giorno e ogni notte, per tenere viva una storia che non può finire. Ci si ritrova tutti in questo Ulisse, che si dica o non si dica: sballottati dal desiderio di superare i confini quotidiani per conoscere ciò che è ignoto e dalla necessità di rapporti saldi e di radici.
“Fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. L’Ulisse del capolavoro dantesco ci rammenta la nostra capacità intellettuale, la superba volontà di conoscenza e la necessità di aprirsi al mondo.
L’arte ha espresso e reinterpretato costantemente il mito del protagonista dell’Odissea. Poiché Ulisse siamo noi, le nostre inquietudini, le nostre sfide, la nostra voglia di rischiare, di conoscere, di andare oltre.
 
Lasciatevi ammaliare da questo viaggio di umane passioni... La mostra resta aperta fino al 31 ottobre 2020.
Dal vivo è un’altra storia.
Dove
Forlì, Musei San Domenico
Quando
giugno 2020
Categoria
Mostra
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Galleria fotografica
"Testa di Ulisse", dal Museo Archeologico di Sperlonga.
La nave arcaica, scoperta nei fondali di Gela.
La figura sensuale della "Venere callipigia" (I secolo d.C., copia da originale greco del II sec. a.C.)
Il racconto multimediale del viaggio di Ulisse.
John William Waterhouse, "Circe invidiosa".
Il canto delle sirene. Seduzione e morte.
La sezione archeologica della mostra.
L'astuzia di Ulisse. Il cavallo di Troia di Mimmo Paladino.
Le tensioni plastiche delle due sculture con il Gruppo del Laocoonte e i gemelli Castore e Polluce.
I manoscritti. La fortuna del personaggio di Ulisse nella letteratura.
Giorgio De Chirico, "Le muse inquietanti".
L'ingresso alla mostra con l'immagine simbolo della storia eroica di Ulisse.