Blog

Dal vivo è un'altra storia

MMM Corones. Abbracci verticali

  • Girovagando
  • Plan de Corones (Sud-Tirolo)
MMM Corones. Abbracci verticali
La scatola dell’MMM Corones (Messner Mountain Museum) è un guscio aerodinamico di cannocchiali e trampolini. Ha un disegno secco e pulito, perfettamente incastonato nella roccia, in un gioco sapiente di volumi. Fuori la maestosità della natura, dentro le esperienze degli uomini di montagna.
2275 metri. Ho un senso di vertigine mentre siedo sul limite di questa cresta. La vista è incomparabile oltre il palcoscenico naturale in cui danno spettacolo le Alpi della Zillertal, l'Ortles e le Dolomiti. Tre culture altoatesine mettono in scena il loro mondo: italiana, ladina e tedesca. Ammiro compiaciuta quei sei deltaplanisti che si lanciano nel vuoto, infagottati come bruchi nella loro imbracatura. Lui, al contrario, queste montagne le ha percorse e sudate a piedi, per anni, stringendole con il corpo. C’è nato, c’è vissuto, le ha amate, sofferte, sfidate, raccontate. Io ci sono salita per la prima volta quest’estate.

Lui si chiama Reinhold Messner ed è la storia dell’alpinismo, il re degli ottomila metri.
Ha respirato la sua montagna per ore, giorni, settimane. Spesso da solo. Perché in montagna il silenzio riempie gli spazi e si fa ascolto intimo. A cinque anni ha compiuto la prima ascesa a 3.000 metri. Per me è diverso, nata e cresciuta tra pianure e colline dell’Umbria. Da piccola, l’estate si andava sul Monte Subasio, il “brivido” più azzardato era entrare in un “mortaro”, le chiamiamo così le sue doline tronco coniche, perchè ci ricordano un mortaio, un pesto. Le scalate più alte sono state durante i campeggi adolescenziali organizzati dalla parrocchia. Lo sguardo era rivolto più agli amici che alla meraviglia della natura.
Non ho spirito di montagna, non sono esperta di alte quote, non ho mai indossato gli sci in vita mia. Lo ammetto, io e la montagna non abbiamo feeling, o meglio, non ci abbiamo mai provato davvero. Potrei definirlo un rapporto “inesplorato”. Ma per le vacanze, quest’estate, un impulso: Alto Adige. Nella tabella di viaggio c’è in programma di salire a Plan de Corones, la montagna dello sci e dell’escursionismo, ora anche la montagna del museo. Quello di Reinhold Messner, per l’appunto. Il sesto del suo progetto Messner Mountain Museum (MMM) in straordinarie località dell’Alto Adige e del Bellunese. Una donna archistar ha disegnato la sua ennesima sfida, Zaha Hadid. Un’architettura tra roccia, ghiaccio e pericoli, là dove l’assenza si fa metamorfosi.
Costruire ad alta quota è già una sfida. Vale per le funivie, per i rifugi, per gli osservatori scientifici. E ancora più per i musei. Quassù tutto è relativo. Fuori la maestosità della natura, dentro le esperienze degli uomini di montagna. Tra loro, la membrana protettrice dell’edificio. Cubi, piramidi, cilindri, coni.

La mano di Zaha Hadid è inconfondibile.
La scatola dell’MMM Corones è un guscio aerodinamico di cannocchiali e trampolini. Ha un disegno secco e pulito, perfettamente incastonato nella roccia, in un gioco sapiente di volumi. Cemento. Acciaio. Cristallo. Tre elementi materici per entrare in simbiosi con la roccia della montagna. Le ampie vetrate spuntano sotto la pelle di cemento, d’estate scaldata dai raggi, d’inverno sommersa dal ghiaccio. Dialogano in trasparenza con i monti intorno, li vedi entrare nel museo potentemente. È uno scambio di respiri profondi.
Ogni visitatore che arriva qui può raccontare un’esperienza diversa: con il sole, con le nuvole, con la neve, con il cattivo tempo. È mezzogiorno quando entro nel museo, la luce è particolarmente accesa oggi che è agosto. Anima le superfici. Il sistema di scalinate a cascata mi spinge nel ventre della montagna, mi lascio accarezzare dalle linee sinuose delle pareti. Nei 1000 metri quadrati di superficie riposano scarponi del 1800, chiodi di roccia e corde utilizzate da grandi personaggi dell’alpinismo, piccozze di inizio Novecento. Rivivono i trionfi e le tragedie sulle montagne più famose del mondo. Sono i cimeli, collezioni, opere d’arte e immagini dedicate all’arrampicata che Messner ha raccolto e conservato. Resteresti a guardarle per ore, perchè riesci ad immaginarti tutto: passione, entusiasmo, timori. O la determinazione di cuore e di testa nelle ascensioni più difficili della sua vita, dal Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc all’Everest senza bombole di ossigeno. Ci si sente piccoli davanti a imprese così fuori misura.
La montagna diviene uno spazio esperienziale, parte della nostra cultura – rivela Messner - Viviamola in modo nuovo, facendo volare lo spirito al di sopra di ogni vetta”.
Avida di parole rubate, mi affaccio dal trampolino sospeso. E resto lì, a labbra serrate davanti alla meraviglia delle Dolomiti.
L’MMM Corones è l’unica architettura umana nel raggio di chilometri ed occupa il suo spazio in punta di piedi, al termine di un crocevia di sentieri. Sola e discreta, per gran parte sotterranea, si lascia abbracciare dalla collana di monti intorno. Al suo cospetto mi sembrano giganti seduti in cerchio. Forme dell’uomo e forme della natura qui si incontrano e convivono. Nell’epoca contemporanea guardiamo la natura pervasi dalle nuove padronanze tecnologiche, ci illudiamo di poterla sottomettere nei contesti urbanizzati. Ma è quassù che si comprende l’esigenza di tornare ad interrogarsi sul senso del replicare qualcosa di così sublime. Le montagne sono grattacieli sostenibili che corrono, si intrecciano rispettosi, spingono in verticalità forse ignorando la sfida delle metropoli umane. Una fotografia di terra e di cielo, vicini e lontani, al confine dell’immaginazione.
Indugio ancora sul trampolino con le mani agganciate alla ringhiera e il respiro si fa più affannoso. È l’emozione che cresce, mi ha raggiunto, mentre la meraviglia entra dentro. Mi abbandono in un abbraccio verticale, come l’alpinista fa con la roccia.

Gli scarponi di Messner trasudano fiato e libertà, pietre e fatica, follia e conquiste. Il suo museo abita la natura, in una combinazione di suoni e visioni concomitanti, modo di essere e di vivere, suggestioni antiche e nuove. La giornata si avvia al tramonto e nello scendere a valle trascino con me un sentimento composto.
Nel cuore di ogni museo c’è nascosto un pezzo unico, di per sé invisibile: è l’anima del museo. Ed è ciò che rimane in noi, al di là del più grande capolavoro esposto. Cosa mi ha lasciato l’MMM Corones? Un sostegno, a cui affidarmi quando la strada di colpo è bloccata, il futuro incerto, le speranze annullate. Quando fare uno scalino assomiglia ad una scalata.
Calza gli scarponi e parti. Se hai un compagno, porta con te la corda e un paio di chiodi per i punti di sosta, ma nulla di più. Io sono già in cammino, preparato a tutto: anche a tornare indietro, nel caso che io m’incontri con l’impossibile” - Reinhold Messner

Dal vivo è un'altra storia.
Dove
Plan de Corones (Sud-Tirolo)
Categoria
Girovagando
Link
Condividi
Galleria fotografica