Raffaello, il bello e dannato di Urbino. La mostra nella sua città natale
- Mostra
- Urbino, Palazzo Ducale, Sale del Castellare
- agosto 2020

Baldassarre Castiglione era amico strettissimo di Raffaello. Insieme hanno contribuito a creare il mito di Urbino e della sua corte nei primi decenni del Cinquecento. La città di Urbino non poteva che ringraziarli con questa mostra raffinata, una delicata immersione, sala dopo sala, nel microcosmo di bellezza che condensa di riflesso, come in un ritratto, ciò in cui doveva eccellere e distinguersi il perfetto cortegiano. Si è trascinati come da un richiamo… “Non fermarti sulla soglia, visita il palazzo, osserva i vestiti, assisti a un duello, ascolta le musiche, contempla le opere d’arte, conosci i personaggi…”.
Ad Urbino i due grandi amici - Raffaello e Baldassarre - non convivranno mai, impegnati per lavoro in luoghi differenti. Ma la loro amicizia è di quelle indissolubili.La mostra li mette insieme per la prima volta in questa città.
L’allestimento non banalizza un’esposizione di opere di per sé complessa e ricercata – solo in apparenza per intenditori –, piuttosto trova un’idea nell’idea. Le pareti, dipinte alla maniera trompe-l'œil, diventano tridimensionali e si trasformano come fossero il celeberrimo studiolo di Federico da Montefeltro, ammirabile non poco lontano nello stesso Palazzo.
Le sette sezioni della mostra sono fitte di opere importanti, che danno la dimensione dell’epoca raccontata, ben integrate da soluzioni multimediali che ampliano il racconto, offrendo chiavi di lettura, stimoli visivi ed emotivi. Una mostra articolata ma non complicata, imponente e stimolante. Scrigno d’arte, quindi, ma anche di arti applicate: il perfetto cortigiano, per essere uomo o donna del bel mondo, doveva destreggiarsi tra parate e fatti d’arme, teatro e musica, abiti eleganti, giusti comportamenti e buone letture.
Per Vittorio Sgarbi, ProSindaco di Urbino e curatore della mostra, «Urbino è il luogo che Raffaello non può dimenticare, è il luogo della sua infanzia, è il luogo di Piero della Francesca, è il luogo dei suoi amori, è il luogo della bellezza, dell’architettura, delle belle donne che lo porteranno alla dannazione. Bello e dannato. Io credo che ricordarlo voglia dire vedere in Raffaello il punto di arrivo di una vita compiuta. In soli 37 anni egli ha fatto quello che un altro uomo non avrebbe fatto nemmeno in 100».
"Raffaello non è solo Rinascimento, è perfezione, è armonia, è l’arte che vince la natura" (Vittorio Sgarbi, curatore della mostra)
A curare gli aspetti filologici della mostra, anche la prof.ssa Elisabetta Soletti: «A Raffaello e Baldassarre Castiglione si deve l’affermazione del primato culturale del Rinascimento italiano in tutta Europa. Il Cortegiano a lungo ha rappresentato il modello ideale dei valori della civiltà delle corti come è documentato dall’eccezionale successo editoriale dell’opera, che fu tradotta in tutte le principali lingue nazionali, spagnolo, portoghese, francese, inglese, tedesco, polacco, un successo che conobbe una profonda e duratura fortuna fino al secolo XVIII».
Una curiosità? Osservate attentamente il quadro della prima sala in cui è raffigurato il matematico Luca Pacioli, in abiti da frate. Alla sua destra vedrete uno strano solido: è un rombicubottaedro, uno dei poliedri di Archimede. Aguzzate bene la vista: in una delle facce è riflesso, niente di meno che, il Palazzo Ducale di Urbino.
L’imponente biblioteca di Baldassare Castiglione chiude la mostra. Immersi in questo scenario quasi teatrale, si resta a contemplare la magnificenza, tra edizioni antiche e manoscritti oggi conservati in importanti biblioteche e fondazioni nazionali (Firenze, Venezia, Città del Vaticano, Roma, Torino, Mantova, Pesaro). Sulla parete di fondo della sala spiccano i suoi magnetici occhi blu, nella copia fatta ad arte del ritratto eseguito da Raffaello.
A sigillo della profonda sintonia tra Raffaello e Castiglione, c’è la lettera scritta insieme a papa Leone X nel 1519 sul recupero archeologico delle rovine romane, in riproduzione in questa sala. Rappresenta ancora oggi un documento fondante della storia della tutela e del restauro del patrimonio artistico del nostro paese: “Non deve, adunque, Padre Santissimo, essere tra gli ultimi pensieri di Vostra Santità, lo haver cura che quel poco che resta di questa anticha madre della gloria et della grandezza italiana, per testimonio del valore et della virtù di quegli animi divini...”
Un ultimo consiglio, ascoltate l’audioguida della mostra (si scarica sul proprio smartphone), sarà una piacevole scoperta. In ogni sala ci sono personaggi che raccontano, a modo loro, la sezione, con una sceneggiatura realizzata da strumenti audio e video. Quella più divertente è la sala dedicata agli abiti, al collezionismo e alla musica. A parlare – o meglio discutere - sono niente di meno che i due abiti dell’epoca presenti in mostra!
Ed infine, qualche dato tecnico. Il progetto della mostra è promosso dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, dalla Regione Marche e dal Comune di Urbino. L’iniziativa nasce in stretta collaborazione anche con la Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale, con un biglietto di ingresso integrato. L’allestimento è curato da Maggioli Cultura e progettato dall'architetto Bruno Mariotti. I testi dell'audioguida sono stati realizzati dallo sceneggiatore Emanuele Aldrovandi.
La mostra è visitabile fino a domenica 1 novembre 2020. Vale la pena non lasciarsi sfuggire questa opportunità di “incontrare” Raffaello proprio nella sua città...
Dal vivo è un’altra storia.